Descrizione Progetto

Progetto di concorso "(Ri)progettare la scuola con le nuove generazioni post covid-19" | 2020

La soluzione ai problemi contemporanei inizia progettando il futuro.

Gruppo

Arch. Antonio Sarto |Arch. Antonio Dragi | Arch. Massimo Benetollo | Arch. Vittoria Sarto | Arch. paesaggista Alice Coin

Pubblicazione

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UNA SCUOLA FUORICLASSE

  1. RI-PROGETTARE PER RI-GENERARE

La pandemia da Covid 19 nella quale siamo tuttora immersi ha fatto si  che in ogni forma di comunicazione si continui ad evocare il bisogno di ripartire, di rinascere, di rigenerare. I tre verbi godono dello stesso prefisso iterativo “ri”, vale a dire “di nuovo”: partire di nuovo, nascere di nuovo, generare di nuovo. I primi due però  sono riferibili prevalentemente alla sfera individuale; riguardano ogni individuo, ciascuno per suo conto. Rigenerare invece attiene alla sfera collettiva. In una accezione più estesa può infatti significare  la messa  in atto, al mutare delle condizioni, delle soluzioni migliori per garantire il ben-essere  a un intero organismo  sociale; implica cioè una proiezione nel futuro e l’imprescindibilità di un progetto,  Rigenerare si combina facilmente con il termine “resilienza” che significa la capacità di un individuo o di una comunità di affrontare e superare un evento traumatico  o un periodo di difficoltà. Indica dunque la capacità di superare  l’ emergenza, non solo di affrontarla, ideando e  costruendo modelli nuovi di con-vivenza. Il che significa progettare spazi d’uso collettivo con parametri diversi da quelli attuali, più adatti a prevenire meglio altre prevedibili insorgenze epidemiche e soprattutto più evoluti in relazione all’ altra grave emergenza, pur essa globale e da tempo immanente sul pianeta, come è quella climatica .

 

  1. INVESTIRE SULLA FORMAZIONE. RINNOVARE LA SCUOLA

Lo “stato sociale” in una democrazia moderna si basa su due capisaldi : sulla sanità e sull’istruzione, diritti entrambi universali, da garantire a ogni cittadino. Il che vuol dire che, se  l’evento traumatico della pandemia impone di ripensare e potenziare la sanità pubblica, con altrettanta urgenza, impone di preservare ma anche di ripensare radicalmente il sistema educativo. Il fatto che l’ epidemia abbia messo in evidenza i limiti e le fragilità del sistema scolastico nazionale deve essere colto come stimolo per  intervenire con un piano di ampio respiro impostato su un  nuovo modello culturale e su un nuovo modello didattico; il che comporta nuovi programmi di studio, nuovi assetti  organizzativi, nuove tecnologie e  nuovi spazi. Spazi non necessariamente concentrati nelle singole unità scolastiche  ma dislocati e diffusi nella realtà del territorio in controtendenza rispetto all’illusione “salvifica” che la connessione telematica possa permettere di fare scuola a distanza, nella separatezza, lasciando gli alunni ancor più immersi nella cosiddetta “realtà virtuale” e nella simulazione e ridotti a  rimanere reclusi in spazi domestici quasi sempre angusti.

  1. DARE PIU’ SPAZIO AD OGNI CLASSE IN OGNI SCUOLA

E’ dimostrato che questo genere di virus si trasmette da un individuo all’altro per via aerea, e quindi che è più facilmente trasmissibile in ambienti chiusi. Questo è un dato ormai inconfutabile.

Oggi la scuola di ogni ordine e grado è organizzata per classi e l’ aula chiusa è la cellula nella quale è confinato ogni gruppo di alunni; al punto che “l’aula” viene usualmente identificata essa stessa con “la classe”. Ogni ora di lezione,  salvo eccezioni, si svolge al chiuso, tutti i giorni, per tutto il tempo della scuola, in ogni stagione dell’anno. Dunque è evidente che non ci si può limitare al distanziamento stando sempre nello stesso volume ; si tratta di un adattamento temporaneo delle strutture esistenti per far ripartire la scuola dopo la chiusura totale. Ma limitarsi a distanziare comporta di dover ridurre la densità e, quindi, la capienza ricorrendo ai doppi turni o alle connessioni telematiche non sempre a disposizione di tutti. L’enorme spesa per gli adattamenti – banchi singoli, divisori, corsie obbligate- è stata necessaria ma non è un vero investimento per il futuro. In questo lungo tempo di pandemia bisogna piuttosto progettare nuovi  modelli di scuola dando più spazi ad ogni singola comunità di studenti (classe) avendo come principale obbiettivo quello di garantirne  la convivenza e la compresenza , dato che è sulla interazione anche fisica che si fonda il processo educativo alla socialità, alla condivisione, alla tolleranza, alla collaborazione.

  1. IL CONCEPT  DI  UNA SCUOLA PRIMARIA INNOVATIVA.

Secondo la nostra proposta la cellula a disposizione di ogni classe va dilatata  e strutturata in tre spazi distinti seppur contigui: un ambiente chiuso e climatizzato, indispensabile per le stagioni fredde,  uno spazio coperto e aerato come è un portico,  mentre un terzo luogo dove far lezione sarà all’aperto, immerso nel verde. Immaginando di ricorrere a una forma di aggregazione compositiva dal valore evocativo  e simbolico quale è quella di un fiore di girasole, ogni cellula ne sarà un petalo. Essa sarà l’unità minima dell’habitat scolastico, una unità autosufficiente composta da pochi elementi tecnico- formali. Una copertura a calotta coprirà sia lo spazio aperto ma protetto (aria) sia lo spazio chiuso (clima). L’ appoggio a terra conterrà l’adeguata fondazione e il plenum impiantistico. Per garantire una privacy della didattica la cellula  sarà circoscritta da una cortina di siepe con dei varchi aperti verso il parco che avvolgerà l’intera scuola. L’aula chiusa sarà completamente permeabile alla luce e la copertura avrà una forma sinuosa e avvolgente come quella  di una vela tesa sotto l’azione del vento. Al  centro  del modello aggregativo (il disco del fiore) ci sarà l’ agorà, una piccola piazza che richiami appunto il luogo collettivo per eccellenza della città. Sulla copertura dell’ agorà si svilupperà un  giardino “etnobotanico” che chiamiamo “il giardino di Alice”, accessibile  anche dall’esterno, dove  coltivare piante come in un antico horto dei semplici e apprendere, come in uno speciale laboratorio, la funzione dei vegetali – batteri compresi- e le basi dello scambio tra uomo e natura che deve essere mantenuto in armonia. Tutto l’edificio sarà realizzato con una tecnologia a secco e materiali riciclabili. Le vele di copertura potranno essere congegnate per produrre energia fotovoltaica e ogni cellula avrà la sua propria centralina di climatizzazione. La raccolta dell’acqua piovana consentirà di avere una rete dell’ acqua igienica distinta da quella dell’acqua potabile. La domotica e l’informatica entreranno a pieno titolo nella “cassetta degli attrezzi” del buon costruire consentendo di correggere  il sistema in tempo reale e di garantire la flessibilità funzionale a ogni cellula e a tutto il complesso. Queste nuove scuole occuperanno più suolo e ciò può confliggere con la positiva tendenza a limitarne il consumo. Ma ogni scuola del nuovo tipo, oltre a dare alle periferie  e ai paesi nuove aree a verde e nuove centralità, consentirà a ogni bambino e a ogni ragazzo di vivere le proprie giornate in ambienti più aperti, più sani,  più coinvolgenti.

  1. IL MANIFESTO “ARCHITETTI PER IL FUTURO”

Al punto 3 del Manifesto lanciato lo scorso maggio dal CNAPPC si dice: Favorire la riqualificazione delle periferie urbane e territoriali attraverso progetti policentrici di rigenerazione socio- culturale- ambientale integrati in un sistema diffuso di polarità in rete. Al punto 4 si dice: “ I centri storici delle città, la molteplicità dei paesaggi e la fitta costellazione di borghi e di paesi determinano la specificità. la bellezza e l’ attrattività del nostro paese. La rigenerazione policentrica deve ancorarsi a questi capisaldi sia per la rigenerazione delle periferie delle aree metropolitane, sia per la riqualificazione dei territori meno urbanizzati“.

Condividendo queste linee guida riteniamo che proprio il rinnovamento del sistema scolastico possa essere uno dei fattori determinanti e trainanti per la riqualificazione complessiva sia delle periferie urbane che delle aree territoriali omogenee meno urbanizzate e che tale processo di rigenerazione, soprattutto quello della scuola,  debba in ogni parte d’Italia ancorarsi ai capisaldi storici, architettonici e ambientali di ciascun territorio.

  1. FARE SCUOLA FUORI CLASSE

La nuova didattica deve uscire dall’ aula e dalla scuola in modo non episodico ma organico e integrarsi con l’ ambiente e con il patrimonio storico architettonico del territorio in cui si trova. Questa proiezione all’esterno si può fare  già ora prefigurando quanto si andrà mano a mano perfezionando con l’addizione di cellule del nuovo tipo (petali) alle scuole esistenti e con la costruzione di edifici scolastici pensati integralmente secondo il nuovo modello.

Va precisato che non si tratta di estendere il ricorso alle escursioni e alle visite guidate che già si fanno fuori dalle scuole, ma di programmare l’uso per un utilizzo prolungato le lezioni e le altre attività didattiche in luoghi diversi da quelli della scuola. Si tratta cioè di far diventare sistemico un modello educativo più strettamente legato al territorio, alle sue eccellenze, alle sue bellezze e alle sue criticità, con una particolare attenzione ai beni comuni, in particolare ai beni architettonici. Fare scuola nella realtà per far acquisire il senso della misura, delle proporzioni, della bellezza della natura, dei paesaggi e dell’arte, del valore dei beni comuni.

  1. LA SCUOLA DIFFUSA NEL MUSEO DIFFUSO DELLA RIVIERA DEL BRENTA

Nella nostra proposta progettuale inseriamo la nuova scuola primaria non nella periferia di una città compatta ma in uno dei Comuni  della Riviera del Brenta. In questo territorio compreso fra Venezia e Padova è il patrimonio delle ville venete a farne una sorta di museo diffuso. Ed è questa la risorsa di cui usufruire, sapendo di poter trovare in alcune di esse spazi  utilizzabili a turno dalle varie scuole del territorio in modo programmato per un periodo significativo e prolungato. Nello specifico ciò sarebbe possibile nelle non poche ville di proprietà pubblica occupando locali non interessati da percorsi di visita turistica o da uffici amministrativi. Oltre alle ville venete anche altri  luoghi  dovranno entrare a far parte della “scuola diffusa”: fabbriche, laboratori artigianali, aziende agricole, i municipi, i teatri e le chiese, così come le oasi ambientali e le fattorie didattiche per costituire una rete di siti nei quali ciascuna scuola può programmare anno dopo anno le proprie visite di istruzione. Ciascun luogo che  partecipi in questo modo attivo  e non episodico all’attività didattica  sarà contrassegnato per tutto il periodo da un simbolo: un oggetto effimero che segnalerà di essere partner del programma educativo e darà pubblicamente la percezione che la scuola è un sistema aperto e  interconnesso che innerva tutto il territorio e coinvolge tutta la comunità.

  1. LA RETE SCOLASTICA COME INFRASTRUTTURA TERRITORIALE

Territori omogenei come quello della Riviera del Brenta nel  re-inventare la scuola, che va intesa come una delle infrastrutture cardine della società contemporanea, possono fare un notevole passo avanti per superare il localismo e costruire un modello associativo e amministrativo paragonabile a quello di una città media, non avendone però l’addensamento  ed essendo già di per sé policentrica. Questa parte della proposta progettuale- fare scuola fuori dalla classe- può essere sperimentata già a partire dalle strutture scolastiche  esistenti ed è fattibile in poco tempo in quanto renderebbe organica e permanente una tendenza che è già in atto e della quale  molta parte della docenza  è ben consapevole e ne è promotrice attiva. Le nuove scuole costruite  secondo modelli innovativi come quello da noi proposto potranno inserirsi quindi in una rete già definita e sperimentata mano a mano che verranno costruiti.

  1. RECOVERY FUND E NEXT GENERATION EU

I finanziamenti europei del Recovery Fund (fondo economico per il recupero) rientrano in un piano generale che si chiama Next generation EU, che significa letteralmente “per un’Unione pensata sulla prossima generazione”. Il piano di investimenti sulla scuola è quello più carico di futuro perché investire di più e meglio sulle nuove generazioni e sulla loro formazione  è il modo più efficace per rigenerare l’Europa rinvigorendone il processo unitario, vincere le sfide presenti e predisporsi meglio per quelle future.

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